Si ricorda che per contemplare il Sole all’orizzonte si devono indossare buoni occhiali scuri perché la massa d’aria interposta fra l’osservatore ed il Sole filtra mediamente solo 1/10.000 della sua luminosità, a differenza dei filtri solari commerciali che assorbono 10 volte di più, ovvero 1/100.000.
Gli astronomi Caldei, Babilonesi ed Egiziani annotarono per primi il fenomeno su alcune stele, senza darne spiegazione; successivamente lo stesso Newton non capì la sua origine fisica, dandone una interpretazione puramente fisiologica e soggettiva.
Nella letteratura scientifica la prima osservazione descritta fu pubblicata nel 1852 da P.G. Maggi in "Sopra alcune apparenze del Sole presso l’orizzonte". Tuttavia Maggi descrive la formazione di un raggio azzurro (e non verde) sopra il disco solare e contemporaneamente un bordo rosso nella parte inferiore al Sole. Una osservazione documentata della “luce verde del Sole” osservata da W. Swan risale al 1865. In seguito i fisici Joule nel 1869 e Lord Kelvin nel 1893 descrissero il fenomeno nei loro appunti entusiasmando la comunità scientifica ed alimentando dibattiti e studi sull’interpretazione. Molti nomi famosi si dedicarono alla ricerca rigorosa come: Righi, Kuiper, Airy e Pickering.
Nel 1918 la Lloyd Sabaudo emise una cartolina dipinta per pubblicizzare la sua flotta con in primo piano un imbarcazione e sullo sfondo il Sole con il raggio verde.
In Photographie du rayon vert del 1925, troviamo le prime fotografie pubblicate in bianco e nero appartenenti a Lucien Rudaux; successivamente, per vedere delle stampe a colori, si dovette aspettare fino al 1932 con La photographie, en couleurs, du rayon vert di Maurice de Kerolyr. Tuttavia sembra che l’autore abbia ritoccato le lastre con la pittura verde. Molte stampe a colori andarono perse durante la Grande
Guerra, quindi non si ebbero altre foto fino al 1951, quando fu pubblicata l’opera Green flash observed in the Antartic Ocean di M. Hanzawa. Nel 1958, O’Connell D.J.K. and C. Treusch pubblicarono il primo studio completo e dettagliato sul fenomeno: The Green Flash and Other Low Sun Phenomena. La ricerca comprendeva anche una serie di ottanta foto ad alta risoluzione ottenute con strumenti Zeiss: un Newton da 60 cm e un rifrattore da 40 cm dell’Osservatorio del Vaticano. Sembrerebbe che O’Connell D.J.K. e C. Treusch siano stati i primi ad effettuare riprese dall’Italia, mentre il primo italiano è stato l’astronomo Paolo Candy nel 1994. Attualmente la bibliografia più completa su tale fenomeno è stata stilata dall’astronomo americano Andrew T. Young Astronomy Department, San Diego State University, mentre le più belle foto mai scattate si possono ammirare visitando il sito del fotografo finlandese Pekka Pairvainen.
Estratto da "Sopra alcune apparenze del Sole presso l’orizzonte", Maggi 1852
Cartolina emessa nel 1918 dal Lloyd Sabaudo per pubblicizzare la propria flotta
La prima fotografia di un Raggio Verde che risale all' 8 Settembre 1925 di Lucien Rudaux (La Nature, 7 novembre 1925, No 2692)
Il romanzo: Le Rayon Vert, 1882, di Jules Verne
Il romanzo vittoriano racconta delle vicende amorose della giovane Helena Campbell, e si basa su una leggenda scozzese in cui: il raggio ha la virtù di far sì che chi l’abbia visto non possa ingannarsi nelle vicende sentimentali; chi avesse avuto il privilegio di osservarlo sarebbe diventato abile nel vedere chiaramente nel suo cuore ed in quello degli altri.
Jules Verne non rivela la sua fonte nel romanzo. Si pensa si riferisse a un articolo del quotidiano londinese Morning Post :
“Avete mai osservato il sole che tramonta all'orizzonte del mare? Sì ! senza dubbio. L'hai seguito fino al momento in cui, la parte superiore del suo disco toccando la linea di galleggiamento, scomparirà? È molto probabile. Ma avete notato il fenomeno che si verifica nel preciso momento in cui la stella radiante emette il suo ultimo raggio, se il cielo, sgombro dalla foschia, è allora di perfetta purezza? No ! può essere. Ebbene, la prima volta che troverete l'occasione - si presenta molto raramente - per fare questa osservazione, non sarà come si potrebbe pensare, un raggio rosso che colpirà la retina del vostro occhio, sarà un "verde" raggio, ma di un verde meraviglioso, un verde che nessun pittore può ottenere sulla sua tavolozza un verde di cui la natura, né nella tinta così varia delle piante, né nel colore dei mari più limpidi, ha mai riprodotto la sfumatura! Se c'è verde in Paradiso, non può che essere questo verde, che è, senza dubbio, il vero verde della Speranza! "(Capitolo III - Articolo di The Morning Post.)
Verne inserisce due possibili spiegazioni del Raggio Verde (ma quella della rifrazione viene ignorata) nel Capitolo XV:
"Quest'ultimo raggio che il sole lancia quando il bordo superiore del suo disco tocca l'orizzonte, se è verde, forse lo è, perché quando attraversa il sottile strato d'acqua ne assorbe il colore."
"A meno che questo verde non derivi del tutto naturalmente dal rosso del disco, che improvvisamente è scomparso, ma di cui il nostro occhio ha conservato l'impronta, perché, nell'ottica, il verde è il suo colore complementare!"
Jules Verne aveva già menzionato il Raggio Verde in un'opera precedente, l'altro suo romanzo scozzese “Les Indes Noires” (1877). Va notato che questo raggio verde si osserva all'alba: “Finalmente, un primo raggio raggiunse l'occhio della ragazza. Era quel raggio verde che, sera o mattina, emerge dal mare quando l'orizzonte è limpido." (Capitolo XVII - Un'alba.)
Il Raggio Verde è anche suggerito in "Robur the Conqueror" (scritto nel 1885, pubblicato nel 1886): “Durante le sere del 16 e 17 luglio, al calar della notte si verificava un curioso fenomeno di luci crepuscolari. A una latitudine più alta si poteva credere all'apparizione di un'aurora boreale. Il sole, al tramonto, proiettava raggi multicolori, alcuni dei quali si impregnavano di un colore verde fuoco. (Cap. XIII).
Il Raggio Verde viene nuovamente menzionato nelle "Meravigliose avventure del maestro Antifer", pubblicate nel 1894: “Al tramonto come all'alba, la rifrazione lascia che [il sole] appaia ancora quando era già scomparso sotto l'orizzonte. La materia luminosa, proiettata obliquamente sulla superficie delle onde, si estendeva come un lungo diametro, da ovest a est. Le ultime rughe, come strisce di fuoco, tremavano nella brezza morente. Questa brillantezza si spense improvvisamente, quando il bordo superiore del disco, a filo con la linea di galleggiamento, lanciò il suo raggio verde. Lo scafo del brigantino goletta si oscurò, mentre le sue vele alte erano viola per l'ultima luce." (Parte 1, Cap. 1).
Troviamo il Raggio Verde anche in “En Magellanie” scritto nel 1897-1898, ma pubblicato nel 1908 con il titolo “Naufragés du Jonathan” dopo sostanziali modifiche di Michel Verne: “La stella radiosa aveva appena preso contatto con l'orizzonte. Ingrandito dalla rifrazione, fu presto ridotto a una semisfera, i cui ultimi raggi illuminavano il cielo, poi rimase solo un bordo ardente che stava per affogare sotto le acque. E allora sfuggiva a questo raggio di un verde luminoso, il colore complementare del rosso svanito."
Il film: Le Rayon Vert di Eric Rhomer
Le Rayon Vert, 1985, Leone d’Oro al Festival di Venezia.
Trama: Delphine, una ragazza parigina sola e triste, riesce a trovare l’amore e la tranquillità solo quando giunge a vedere il raggio verde con un giovane sconosciuto. Il film è ispirato al romanzo vittoriano di J. Verne.